Superbonus cessione crediti storia infinita ponteggio info

Superbonus e cessione crediti una storia infinita.

Tutti hanno voluto le proroghe del Superbonus e della cessione dei crediti. Anche i deputati di Fratelli d’Italia, in precedenza contrari a continue modifiche, hanno espresso il loro sostegno alla proroga fino al 2025. E adesso?

Facciamo un piccolo riassunto a tappe di quanto accaduto negli ultimi due anni.

Le misure straordinarie introdotte durante la pandemia sono state oggetto di richieste di proroga sia dall’ex maggioranza che dall’opposizione a partire dal 2020. I primi prolungamenti sono stati approvati durante il governo Conte 2, seguiti da altri sotto il governo Draghi, che solo nel 2022 ha iniziato ad affrontare il tema del bonus del 110%. La leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, aveva definito il bonus “molto utile per rilanciare l’economia e sostenere un settore in difficoltà” nel novembre 2021, quando era ancora all’opposizione. Tuttavia, dopo essere diventata Presidente del Consiglio, ha modificato la cedibilità delle detrazioni e il periodo di fruibilità del bonus 110 per i proprietari di villette.

Le misure straordinarie introdotte durante la pandemia, come il Superbonus 110%, lo sconto in fattura e la cedibilità dei crediti edilizi, hanno innegabilmente contribuito a rilanciare l’economia dopo la recessione causata dalla pandemia. Tuttavia, nel lungo periodo, queste misure hanno creato un notevole disavanzo nei conti dello Stato, parzialmente compensato dalle maggiori entrate fiscali. Fino al “redde rationem” con l’Eurostat, che ha portato alla frenata d’emergenza del governo Meloni. Il punto è che queste misure straordinarie, introdotte dal governo Conte 2, sarebbero dovute rimanere limitate nel tempo ai lavori realizzati nella seconda metà dell’anno pandemico e nel 2021, come previsto dal decreto Rilancio diventato legge a luglio 2020. Tuttavia, sia l’ex maggioranza che l’ex opposizione, compresa Fratelli d’Italia, hanno chiesto ciclicamente e convintamente di prolungare il beneficio, criticando ogni limitazione alla cessione dei crediti. Tutti hanno accettato le proroghe che hanno moltiplicato i cantieri ma anche le cifre sottratte all’erario. Anche il governo Draghi ha sostenuto le proroghe nel 2021, per poi cambiare linea l’anno successivo. In seguito all’insediamento del governo Meloni, è stata proprio lei a riallargare la cedibilità delle detrazioni e a prolungare per l’ultima volta la fruibilità del bonus 110% per i proprietari di villette.

Nel 2020 tutti erano per la proroga del Superbonus 110%.
Roberto Gualtieri, l’allora Ministro dell’Economia del Conte 2 e attuale sindaco di Roma, ha definito il bonus “una misura anticiclica straordinaria, utile in una fase economica eccezionale” e ha affermato che sarebbe dovuto terminare nel 2021 e non essere prorogato. Tuttavia, già nell’autunno successivo arriva la prima proroga, richiesta anche da Confindustria e Ance. Tutti i partiti, tra cui il Movimento 5 Stelle, il Pd, Italia Viva, Leu, Forza Italia, la Lega e Fratelli d’Italia, hanno chiesto la proroga, con quest’ultimo partito che ha presentato un emendamento alla manovra per estendere la validità del bonus fino al 31 dicembre 2023. Alla fine, nella manovra per il 2021 si è deciso di prolungare la detrazione fino al 30 giugno 2022 per tutti e fino al 31 dicembre 2022 per chi ha completato almeno il 60% dei lavori a metà anno e per gli istituti autonomi case popolari. Il MEF ha avvertito che il costo della proroga sarebbe stato di 10 miliardi di euro all’anno, una stima che si è rivelata sottostimata.

Nel 2021, Mario Draghi diventa il nuovo presidente del Consiglio italiano con l’appoggio di tutte le forze politiche, tranne Fratelli d’Italia. A aprile, Draghi invia alla Commissione europea il Piano di ripresa italiano, che prevede 18,5 miliardi di euro per incentivare le ristrutturazioni verdi e antisismiche tramite il bonus del 110%, ma non menziona ulteriori proroghe. Tuttavia, le richieste di estensione della misura continuano ad arrivare da entrambe le parti, compresi 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva, Verdi, Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. La deputata di FdI Monica Ciaburro chiede una cabina di regia per semplificare la misura e estenderla fino al 2025, includendo anche le attività commerciali e turistiche. In seguito, il 26 aprile, Draghi annuncia l’intenzione del governo di prorogare l’ecobonus fino al 2023 attraverso il disegno di legge di bilancio per il 2022, tenendo conto dei dati relativi all’applicazione della misura nel 2021. Successivamente, un decreto allarga i requisiti per l’accesso al Superbonus, consentendo agli interventi condominiali di usufruire della detrazione fiscale fino al 31 dicembre senza il vincolo del 60% dei lavori completati entro la metà dell’anno, mentre il termine per gli interventi sulle case popolari viene spostato al 30 giugno 2023.

Il bonus villette per tutti: scompare il tetto Isee – Alla fine dell’anno, in vista della legge di Bilancio per il 2022, il ministro Daniele Franco si preoccupa dell’effetto sulle finanze pubbliche se ogni italiano richiedesse il bonus del 110% per la ristrutturazione della propria casa. Nonostante ciò, tutti i partiti continuano a chiederlo e il presidente Draghi non può governare da solo. Il Documento programmatico di bilancio, presentato a metà ottobre, prevede la proroga del bonus solo per i condomini e le case popolari fino alla fine dell’anno, escludendo le villette. Inoltre, dal 2024 l’agevolazione scenderà al 70% e dal 2025 al 65%. I partiti, tuttavia, insistono sull’estensione del bonus anche alle villette. Nelle bozze della manovra si propone di fissare un tetto Isee di 25mila euro, al di sopra del quale i proprietari dovrebbero pagare da soli, ma non viene accettato. Draghi interviene solo con un decreto anti-frode che vieta la cessione o lo sconto in fattura in caso di “profili di rischio”. La Meloni protesta e a fine dicembre viene approvato un emendamento di maggioranza che estende il bonus al dicembre 2022 anche per le case unifamiliari, purché vi sia uno stato di avanzamento dei lavori del 30% entro il 30 giugno 2022.

2022: La scure sulle cessioni
Nel 2022 il Superbonus, e tutti gli altri bonus subiscono numerosi scandali di truffa che portano ad un danno di oltre 4 miliardi di euro. Il problema principale è il meccanismo che riguarda la cedibilità del credito, che non viene verificato prima della cessione. Dopo che Draghi non viene eletto al Quirinale, nel 2022, attacca apertamente il Superbonus e limita retroattivamente le cessioni del credito, causando il caos nell’intero settore, anche per le imprese virtuose. Bankitalia sostiene le imprese danneggiate dal blocco, mentre i meloniani sostengono la necessità di rendere libera la cessione del credito. Alla fine, il governo deve correre ai ripari prorogando la data di conclusione del 30% dei lavori sulle villette per accedere alla detrazione, ma a giugno viene deciso il definitivo no a nuove risorse per il Superbonus. Gaetano Nastri di Fratelli d’Italia chiede un rifinanziamento dell’incentivo e una proroga per effettuare le cessioni del credito. A fine luglio Draghi si dimette, anche a causa dell’indisponibilità dei 5 Stelle al rinnovo del bonus.

FdI: noi unici a lavorare per evitare penalizzazioni a famiglie e soprattutto a imprese
Fratelli d’Italia afferma di essere stata l’unica forza politica a lavorare per evitare che le continue modifiche al Superbonus penalizzassero famiglie ed imprese. A settembre, poco prima delle elezioni, il Parlamento approva il decreto Aiuti bis con un emendamento al testo riformulato dal governo che tenta di sbloccare il mercato stabilendo che chi compra crediti fittizi è responsabile solo in caso di dolo o colpa grave. I partiti si contendono la paternità dell’emendamento: secondo Giuseppe Conte è merito del Movimento 5 Stelle, la Lega afferma che a riscrivere la proposta è stato il suo sottosegretario al Mef Federico Freni e Fratelli d’Italia con i senatori Nicola Calandrini e de Bertoldi affermano di aver lavorato per evitare penalizzazioni a famiglie e imprese attraverso una prima versione di quell’emendamento e una richiesta di ulteriore proroga per le villette, non passata. Fratelli d’Italia attacca il governo per aver manifestato l’intenzione di far morire l’incentivo che tanto bene ha fatto all’economia italiana.

Meloni taglia la detrazione fiscale al 90%, ma prolunga il termine per le villette e i condomini. Con la fine del governo Draghi, Meloni si trova a gestire il “buco di 38 miliardi” creato dal Superbonus. Nel decreto Aiuti quater, la detrazione fiscale è ridotta al 90% per coloro che non hanno presentato la Cilas entro il 25 novembre, ma ci sono eccezioni per le villette, che potranno usufruire della detrazione del 110% fino al 31 marzo. Se i proprietari delle villette hanno un reddito annuo inferiore a 15mila euro, la scadenza viene prolungata fino al 31 dicembre, ma con una detrazione del 90%. Tutti i gruppi politici, inclusi FdI, presentano emendamenti per favorire lo sblocco dei crediti pregressi. Il nuovo governo varerà una manovra per prorogare i termini per presentare la Cilas fino al 31 dicembre, a patto che la delibera assembleare sia stata approvata entro il 18 novembre. Inoltre, FdI presenta una richiesta di ulteriore agevolazione per i proprietari di villette, che viene poi ritirata.

A febbraio tutto cambia. Il 2 febbraio l’Eurostat fornisce la prima interpretazione ufficiale riguardo al Superbonus e agli altri crediti cedibili in Italia. Nel 2021, l’Eurostat aveva consentito all’Italia di classificarli temporaneamente come “non pagabili”, cioè detrazioni che riducono le entrate future dello Stato e il cui impatto va quindi spalmato su tutti gli anni di fruizione. Dopo due anni di riflessione, l’istituto europeo di statistica giunge alla conclusione che, vista la facilità di cessione, vanno ritenuti “pagabili” e, quindi, vanno contabilizzati al momento in cui si generano. Questa decisione provocherà un aumento del deficit nel 2021 e nel 2022 e potrebbe estendersi anche al 2023, se non si interverrà tempestivamente. Dopo le elezioni regionali, il Tesoro e il governo intervengono con l’accetta, senza nemmeno consultare le categorie coinvolte, probabilmente per porre rimedio alla situazione.

Le preoccupazioni espresse fino a pochi mesi prima per le imprese danneggiate dalla confusione normativa, sembrano essere state archiviate.

Oggi 08 marzo 2023 ancora nessuna decisione presa in merito.

A voi le conclusioni… se tutto ciò vi sembra normale.